Krínomai – Una rivista di storia e critica delle Arti al servizio della comunità

di Francesco Danieli

Non toccasse per consuetudine al Direttore, il saggio di Anna Rita Longo sarebbe stato un editoriale più che azzeccato. Un vero e proprio manifesto programmatico per la neonata rivista «Krínomai». Perciò il suo prezioso contributo è comunque il primo tra quelli che compongono il numero di esordio. Il lettore, infatti, vi rintraccerà le motivazioni etimologiche che hanno portato alla scelta di un termine greco inconsueto quale titolo per un nuovo progetto editoriale.
Senza nulla spoilerare, è l’idea del mettere in discussione se stessi prima di mettere in discussione gli altri l’obiettivo principe della rivista. Un progetto, quello di «Krínomai», che si concretizza a Milano nell’estate del 2024. Per dare vita al primo numero della «Rivista italiana di storia e critica delle Arti» nel primi mesi del 2025, riunendo le competenze e il desiderio di confronto di un gruppo di intellettuali liberi, provenienti da tutta Italia. Donne e Uomini di estrazione prevalentemente accademica, ma poco inclini al dogmatismo cattedratico, uniti dalla brama di compiere il processo socratico di conoscenza del Sé attraverso la conoscenza dell’Altro, guardando alle Arti quale comune denominatore e rapportandosi con sano senso critico e autocritico all’infinito universo del Bello.
Storico, iconologo e critico d’Arte. Direttore di «Krínomai».

Si è pensato a «Krínomai» come ad una finestra aperta di volta in volta su Storia dell’Arte, Filosofia e Teologia della Bellezza, su Storia e Tecnica del Restauro, sulla Conservazione dei Beni Culturali. Come a un balcone che affaccia su Architettura, Musica, Poesia e Letteratura, Teatro e Cinema.
«Krínomai» è un binocolo sull’artigianato di pregio, una lente che mette a fuoco i talenti emergenti nelle Arti, un palcoscenico sul quale si presentano iniziative culturali o artistiche, ma pure novità editoriali.
È un luogo di Critica, nel senso più autenticamente etimologico del termine: ovvero una fornace di idee in cui si compie quel misterioso processo alchemico di purificazione del Sé, che fa mutare i metalli in oro. È un’officina in cui si impara il valore dell’alterità e si forgia la convivialità delle differenze. Non sentendosi mai maestri, ma eternamente apprendisti e compagni di strada.
Per condensare queste sfumature, che ruotano tutte intorno al valore del cernere e del dis-cernere, la graphic designer Anna Luperto ha individuato in un setaccio il simbolo del nostro lavoro di squadra. Un oggetto semplice ma evocativo, usato per vagliare, per distinguere l’uno dal molteplice, per cercare valore in ciò che si analizza. Un setaccio stilizzato, quello creato da Anna (cui va il grazie dell’intera Redazione), che – per usare le sue stesse parole – «formasse una spirale, simbolo di un viaggio visivo verso l’interno, verso la “K” di KRÍNOMAI al centro. Con il colore bordeaux come colore principale, per dare un tocco di calore, profondità ed eleganza, mentre la scelta del font trasmette autorevolezza e modernità, assicurandoci che il nome sia sempre in primo piano. Il risultato è un logo che parla di scoperta, di ricerca e di profondità».


Già Plinio il Vecchio (Naturalis Historia), del resto, chiama il setaccio cribrum; termine che nel latino tardo sarà sovrastato dal suo stesso diminutivo cribellum, da cui l’italiano crivello. Ebbene, la radice di questi lemmi va sempre rinvenuta nel greco krino, con le sue molte sfumature: distinguere, separare, ordinare; ma pure dichiararsi a favore di qualcuno o qualcosa, approvare, giudicare e stimare; come anche, nella forma media, scegliere per sé o interpretare. Tutte attitudini individuabili in «Krínomai. Rivista italiana di storia e critica delle Arti».


Da qui, oltre al logo, la scelta dell’immagine per la copertina del primo numero: un particolare de Les cribleuses de blé (Le vagliatrici di grano), olio su tela che Gustave Courbet realizzò nel 1854, oggi al
Musée des Beaux-Arts di Nantes. Nel dipinto l’artista raffigura una scena di vita umile, come spesso nelle sue opere, ispirata al mondo contadino. Usando a modelle le sorelle Zoe e Juliette, ritrae la prima – in ginocchio al centro – intenta a cernere il grano con un setaccio; mentre la seconda – seduta a terra, alla sinistra di chi guarda – quasi persa nel vuoto dei suoi pensieri, impegnata a passare ulteriormente al vaglio in un piatto i chicchi di grano, uno per uno, per separare con le dita la crusca scappata alla prima cernita. Un bambino invece (forse un suo figlio naturale), alla destra dello spettatore, osserva con curiosità il grano riposto nell’essiccatoio. Atteggiamenti che ci sono sembrati allegorizzare pienamente lo spirito di «Krínomai», facendoci scorgere in quest’opera d’arte una diapositiva attualizzante del nostro proposito.
Fig. 1 Gustave Courbet, Les cribleuses de blé (1854), olio su tela, 131×167 cm. Nantes, Musée des Beaux-Arts.


I molti chicchi che formeranno un unico pane, protagonisti criptici del dipinto di Courbet, appaiono come una metafora quasi evangelica del silenzioso lavoro di squadra che ha condotto alla nascita di «Krínomai» e alla pubblicazione di questo primo numero (gennaio-giugno 2025). Nulla sarebbe stato possibile senza la profonda collaborazione in seno al Comitato Editoriale, che vede me Direttore affiancato da Pamela Blago, nel ruolo di Vice, coadiuvati da Claudia Cabrini nella veste di Segretaria di Redazione, Margherita Fusarini per la consulenza linguistica e Vincenzo Albertone per la consulenza legale, sotto il vigile sguardo di Giuseppe Caggiula, consulente amministrativo. Chicchi del medesimo raccolto gli Autori: Patrizia Dalla Valle, Luigi Maria Epicoco, Paolo Giuri, Alessandro Iacoacci, Francesco Lenoci, Francesco Libetta, la già citata Anna Rita Longo, Paola Maritati, Egidio Marullo, Laura Minerva, Cesare Orlando e Marina Pizzarelli.
Al webmaster Eddi Giaffreda, ideatore e costruttore della piattaforma www.krinomai.it (da cui si irradiano i vari canali social), senza il cui lavoro competente e appassionato la rivista non avrebbe voce, il più sentito ringraziamento da parte mia e dell’intera Redazione.
A tutti i nostri Collaboratori e a voi, cari Lettori e gentili Lettrici, l’augurio di divenire e restare per lungo tempo farina dello stesso sacco!

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